15.01.20
Cosa dobbiamo aspettarci dallo scenario digitale futuro? Io mi immagino un percorso fatto di trasformazione digitale, intelligenza artificiale e smart life, ma anche di un’importante e centrale riscoperta dei valori, delle storie e delle persone.
Da un po’ di giorni mi rimbalza una domanda, molto semplice, ma allo stesso tempo diretta: cosa dobbiamo aspettarci nello scenario digitale a partire da questo 2020?
Il desiderio di prevedere il futuro è un qualcosa che ci portiamo dietro sin dai tempi più remoti. È pur sempre un desiderio e come tale è rimasto, non si è mai realmente concretizzato, salvo qualche intuizione più realistica rispetto alle infinite fantasiose previsioni di futuri ad “alto impatto mediatico”.
Nel mio piccolo il desiderio è quello di analizzare a mente aperta il presente per ipotizzare delle logiche future che potranno accompagnarci nei processi di innovazione e trasformazione digitale dal 2020 in avanti.
La mia percezione è che l’orientamento vada verso due direzioni diametralmente differenti e contrapposte tra loro.
Da un lato vi è la spinta e l’attenzione verso una costante ricerca di evoluzione tecnologica e di processo, che nel mondo digitale possiamo tradurre come un sempre più accorto uso di sistemi di marketing automation e di applicazioni basate sull’intelligenza artificiale.
Dati, customer journey ed experience, analisi dei processi, funnel di vendita o di interesse sono aspetti che stanno sempre più a cuore a quelle realtà che già hanno iniziato ad intraprendere un percorso di trasformazione digitale interno, nel loro modo di essere, ma anche nel loro modo di comunicare e dialogare verso l’esterno.
L’altro giorno, ascoltando un’intervista radiofonica su una radio nazionale ho apprezzato l’opinione di un professionista circa il fatto che noi, oggi come oggi, siamo sempre più smart nell’utilizzo e nel passaggio da un device all’altro, nella ricerca e nella condivisione delle informazioni, ma se non leggiamo, facciamo fatica a memorizzare il contenuto. Per questo dobbiamo leggerlo, e non su un dispositivo elettronico, ma sulla cara vecchia carta. Sono pienamente d’accordo con questo concetto, ma ritengo anche che l’evoluzione tecnologica e la continua ricerca di automatizzazioni nel mondo digitale servirà da traino per progetti e prodotti digitali sempre più smart e sempre più innovativi.
Dall’altro lato, sono fortemente convinto di un altro aspetto: la corsa in avanti farà riscoprire (come il ragionamento sull’acquisizione e memorizzazione delle informazioni), valori e contenuti che in questi anni sono stati, non trascurati, ma messi sullo stesso piano di altri.
La diminuzione del peso specifico dei social farà riacquistare sempre più centralità al proprio sito internet, al proprio network di siti ed alla propria presenza diretta. La conseguenza che ne deriva è quindi la necessità di alimentare questa presenza digitale con contenuti narrativi sempre più appropriati, reali e fruibili.
Vi faccio un esempio, anzi un esempio che riguarda due realtà. Azienda leader italiana settore arredo bagno (quindi attività b2b prima e b2c poi) e azienda leader produzione cucine industriali (quindi b2b): se fino a poco tempo fa la concezione della loro presenza online e del loro sito internet era prettamente legata al design e alla bellezza estetica, che riproponesse fedelmente il catalogo prodotti con novità e attività istituzionali di contorno, ora è diventata quella di una presenza online capace di trasmettere il percepito, l’inside, che racconti le persone, l’esperienzialità e il quotidiano. Da catalogo prodotti ordinato ed elegante a vero e proprio media center vissuto e sentito.
Si tratterà quindi di fare un grande lavoro di contenuto per tirare fuori l’essenza delle aziende stesse e delle persone che le hanno plasmate e ne fanno parte. Un approccio che potenzialmente non è per tutti, ma è voluto da chi è capace di ascoltare e di mettersi in discussione, seguendo la naturale evoluzione tecnologica da un lato, ma sapendo guardarsi dentro dall’altro.
Sarà questo cammino bilaterale la tendenza futura? Da “comunicatore con la mente aperta”, mi auguro lo sia.