Cambia Tono e (Ri)pensa a comunicare

18.05.20

Cambia Tono e (Ri)pensa a comunicare

La ripartenza di oggi va intesa come nuova opportunità: il mondo digitale come scelta strategica in una visione di medio-lungo periodo.

(RI)pensare: l’uomo è un animale social dalla forte presenza online

Il primo appuntamento dello Smart Meeting ha dato il via ad un ciclo di incontri inerenti alla comunicazione e al marketing in epoca Covid-19 abbracciando una serie di considerazioni relative alla necessità di velocizzare il processo di Digital Transformation.

All’interno di questo processo non si deve dimenticare però l’importanza del contatto umano, che l’isolamento ha messo a dura prova. Ed è proprio da quest’ultimo punto che è ripartito il secondo appuntamento. Come disse Aristotele, l’uomo è un animale sociale, ma oggi, nel 2020 lo dobbiamo necessariamente definire anche come un animale social dalla forte presenza online. Come può aiutare il mondo digitale a sopperire a questa mancanza di contatto umano? Sicuramente il primo passo è quello avere una visione diversa e proattiva, adottando un nuovo tone of voice molto più vicino all’utente e un community management ancora più serrato.

(RI)partire: il digitale come scelta non come necessità

Davide Cini, ceo di Tratti e Linkness è intervenuto a tal proposito per raccontare la sua visione di ripartenza. Il punto di svolta è senz’altro quello di ripensare: molte realtà hanno corso davvero sui social media nell’ultimo periodo, ma come mossa disperata in risposta al periodo che stiamo vivendo. Il mondo digitale non deve essere visto come una necessità, ma deve essere una vera e propria scelta in un’ottica strategica di medio-lungo periodo. Le aziende che avevano già nel proprio DNA questa visione digitale, erano in un certo senso già preparate ad affrontare questo momento e gli ha permesso di guardare al futuro in maniera più fiduciosa.

L’analisi dei dati a livello mondiale e nazionale dovrebbe già far scattare un campanello d’allarme nella testa di un imprenditore circa la posizione e la direzione da intraprendere. Il 57% della popolazione mondiale è attiva online (in Italia parliamo del 92%) e il 45% lo è sui social media e di riflesso il 59% degli italiani ama raccontarsi sui social.

(RI)partire: il vademecum

Questo momento storico ha creato all’interno delle singole aziende un gap più o meno profondo nella comunicazione con l’esterno. Come primo passo bisogna iniziare a guardarsi dentro ed imparare ad essere trasparenti nei confronti dei clienti, i quali devono percepire sicurezza dal loro brand di riferimento. L’azienda deve comunicare in maniera diversa, facendo riscoprire i propri valori e mostrandosi concreta, vera e professionale. Vanno coltivati in maniera propositiva gli attuali clienti, vanno rianalizzati i loro bisogni, in modo da poter rispondere il più velocemente possibile ad eventuali nuove esigenze. Si tratta anche di ricalibrare attentamente i mezzi e i canali di comunicazione sino ad ora utilizzati.

Il secondo step risiede nella riallocazione e riqualificazione delle proprie risorse. Le persone oggi, ancor più di ieri, sono motivate a cambiare, rimettendosi in gioco, quindi va valutata attentamente la valorizzazione delle risorse interne con un approccio strategico. Di pari passo vanno anche valutate diverse scelte tecnologiche, in modo da avere un’infrastruttura performante adatta a rispondere ad un equilibrio tutto nuovo. Chi ha messo in piedi lo smart working per esempio, può aver notato delle criticità sulla gestione di tempo e dati già preesistenti all’interno dell’azienda.

Il fattore predominante resta comunque e sempre quello umano: intrecciare relazioni sane, mettersi in gioco condividendo le proprie esperienze è più che mai fondamentale in questo momento.

La regola delle 3C: credibilità, costanza e creatività

Questa regola va tenuta a mente da qui in avanti. La credibilità risiede nel fatto che l’azienda deve mostrarsi seria, responsabile puntando alla sostanza. Le attività performanti, anche quelle nate in velocità e per necessità, se funzionano vanno sviluppate continuativamente. Le proprie idee vanno portate avanti sistematicamente con determinazione. E per questo le aziende devono imparare ad essere costanti. La creatività è perfetta se mixata in una giusta dose: permette di evitare banalità e di uscire dagli schemi facendo emergere il brand.

Ecco quindi che la crisi deve essere vista come opportunità. Il mondo che era abituato a ricevere un determinato tipo di messaggio ora vuole vederne un altro, le aziende devono imparare ad essere davvero accanto ai propri clienti. I social media per esempio sono oggi più che mai sotto stress: valgono sempre le regole di contenuti nuovi e di qualità, ma il tone of voice, lo stile di comunicazione da utilizzare deve essere quello capace di creare empatia con l’utente.

La percezione (falsa) della sicurezza dei dati: preview prossimo Smart Meeting

Paolo Bain, titolare di Henko, società che si occupa di trasformazione digitale e tecnologie avanzate, ha aperto poi uno spiraglio sull’argomento del prossimo appuntamento, dove si parlerà di dati e relazioni. Molte aziende hanno messo in piedi in maniera molto rapida tutto l’occorrente per attivare lo Smart Working ai propri dipendenti. Il modo in cui è stato fatto però può avere delle falle e in realtà tutti i dati digitali rilevanti potrebbero non essere al sicuro. Come mettere quindi in sicurezza i dati? Ci sono tre modi: lavorando a monte (by design) progettando un’infrastruttura sicura, tramite un aggiornamento dei propri software (implementazione) e attraverso il comportamento della singola persona (behaviour).

Il problema della sicurezza tuttavia non ha una soluzione semplice, perché spesso infatti si confonde semplicità con sicurezza. Banalmente tutti quanti dovrebbero cambiare i parametri di accesso del proprio router, evitando di lasciare quelli originali. I dati anche qui parlano chiaro: l’82% degli utilizzatori inglesi non ha mai cambiato la propria password e il 42% non sa neanche perché dovrebbe. Questo denota il fatto che il problema più importante nella sicurezza informatica risiede proprio nel comportamento umano, ed in effetti la percezione di sicurezza del dispositivo non è corrisponde di fatto ad una reale sicurezza.

 

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